La prima mattina di freddo ha un sapore e un colore che non ha nessun’altra mattina. Perché il freddo arriva sempre di notte, quando tutti dormono, per cogliere di sorpresa; e arriva sull’ala del vento.

Arriva cambiando il sapore della pioggia, cha prima sapeva un po’ di mare e adesso sa di ghiaccio, e diventa di aghi che penetrano i tessuti, e muta la luce da nera e gialla a grigia e uniforme.

Ci si veste a letto, la prima mattina di freddo: e così sarà per tutto l’inverno, contorcendosi sotto le coperte per trattenere fino all’ultimo alito del calore notturno, combattendo con resistenza della camicia di flanella che si attacca alle lenzuola, conservando la biancheria fatta di lunghe mutande di lana fino al ginocchio, infilando le calze con le giarrettiere lasciate la sera prima prudentemente vicino al letto.

E poi di corsa verso la cucina per lavarsi all’acquaio, attraverso il gelo del corridoio, mentre madri e mogli corrono con gli altri vestiti riscaldati sulla stufa, invidiando i pochi fortunati col bagno a casa, e sul pianerottolo la fila per un primo bisogno nella latrina comune si allunga. Chi tardi arriva, male alloggia.

Le mamme svegliano i ragazzi, preparando i mezzi guanti che lasceranno le dita intirizzite in grado di scrivere. Li laveranno ancora intontiti, scoprendo solo la superficie da strofinare di volta in volta con i grossi pezzi di sapone di Marsiglia, gli stessi del bucato. Faranno la pipì nel pitale, che poi svuoteranno circospetti dal balcone, quando no passera nessuno: per non rischiare di colpire chi deve andare a lavorare anche sta mattina, che è la prima mattina di freddo.

Le stufe vanno a pieno regime. La legna messa da parte negli ultimi giorni, in attesa del primo freddo, viene finalmente bruciata. Ci si riscalda le mani attaccandole al tubo attraverso un pallo di lana, il cui odore si spande per la casa. Si pescano da armadi e cassetti le uniformi più pesanti per andare alla guerra della prima mattina di freddo: non si pensa ai colori o alle forme, quelli sono pensieri per il caldo, per il tepore della primavera, per i bagni estivi. Ora si combatte, perché è la prima mattina di freddo. E piove, per di più; quindi la guerra comincerà dalle scarpe, una suola di legno e una vecchia tomaia inchiodata con pazienza, orfana da anni della sua originaria suola di cuoio; e chi le ha acquistate di recente, le scarpe, apprezza la propria ricchezza controllandole con cura, seduto vestito sul bordo del letto, attento a osservarne il minimo graffio, la più piccola imperfezione: e se si trova qualche segno dell’uso, si impreca contro il venditore o il ciabattino incapace, non ricordando il tempo passato dall’acquisto, perché da anni sono “quelle nuove”.

La prima mattina di freddo, anche se è stata lungamente temuta e attesa, giungerà inaspettata; e coglierà di sorpresa gli anziani, con nuovi dolori e la certezza che quello sarà per loro l’ultimo inverno. Lo scialle nero verrà fermato al collo da una spilla, il capello consunto sarà tenuto anche in casa, nello sguardo ci sarà una nuova malinconia. E non sarà solo per il clima che un brivido correrà lungo la schiena.

La prima mattina di freddo porta cattivi pensieri.

 

Maurizio di Giovanni – “Il giorno dei morti”